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Michele Bordone
Roberto Cambursano
Luca Giannitti

La risposta torinese alla PCC
I tram della serie 3000 e i loro simili

Libro in italiano  it

150 pagine
ISBN 978-88-946249-7-7

20,00 € / 15,00 € prezzo scontato soci Atts

2023, ATTS editore

PCC, acronimo di “Presidents Conference Committee” è una sigla ben nota in campo tranviario e contraddistingue quelle vetture dall’aspetto tipicamente “americano”, con carrozzeria aerodinamica e forme arrotondate, che a partire dalla fine degli anni Trenta del secolo scorso ebbero una grandissima diffusione nel mondo, sia in versione originale sia sotto forma di veicoli “derivati” costruiti con o senza licenza. Ancora nel secondo dopoguerra, le loro caratteristiche tecniche innovative diedero l’illusione che i sistemi tranviari potessero riprendersi dalla loro grave “crisi esistenziale” causata dall’avanzare della motorizzazione di massa, ma in realtà le PCC costituirono nel mondo occidentale il “canto del cigno” dell’industria tranviaria di prima generazione, destinata ad affrontare un lungo periodo di stallo che si sarebbe risolto solo alla fine del XX secolo con la fase di rinascita ancora oggi in corso.
Questo libro, dopo aver tracciato l’evoluzione storica e tecnica dei veicoli di tipo PCC nel mondo, si concentra sull’esperienza di Torino. Vengono trattate le motrici tranviarie della Serie 3000, a partire dalla capostipite 3001 (la prima PCC europea, prodotta a Torino dalla FIAT nel 1942), attraverso la descrizione delle loro caratteristiche tecniche e delle loro modalità di impiego sulla rete cittadina gestita dall’azienda municipale (prima ATM e poi GTT), fino al loro ritiro dal servizio avvenuto nel 2003. Ampio spazio viene dato alle motrici superstiti, con il resoconto dei restauri effettuati e delle varie iniziative di recupero in parte già attuate. Tra di esse spiccano ben sei esemplari attualmente in ordine di marcia: le motrici 3104, 3203, 3279 e 3501 (tutte impiegate regolarmente sulla linea tranviaria storica 7), il tram-teatro 3179 e l’inusuale “tram-café” 3265 (che ha portato un pezzo di Torino nel lontano Brasile, a Santos).