IL TRAM FANTASMA DEL DEPOSITO SAN PAOLO
di Antonio Accattatis
È quasi la mezzanotte del primo settembre 1958, una tiepida serata di fine estate a Torino.
Il manovratore della motrice a tre casse 2742, in servizio sulla linea 6, concluso il suo turno, sta riportando la vettura al deposito San Paolo di via Monginevro angolo corso Trapani. Entrato in deposito, si attesta su uno dei binari di sosta in modo che, come ogni sera, il tram venga preso in consegna da parte di uno degli operai addetti alle ordinarie operazioni di manutenzione; fatto ciò il conducente si prepara per scendere e avviarsi verso il gabbiotto del responsabile per segnare l’ingresso in deposito.
A questo punto avviene qualcosa che ha dell’incredibile: per una distrazione il tranviere lascia la leva dei motori sulla marcia avanti e la manovella del reostato sulla prima tacca. Il sistema di bloccaggio automatico impedisce però ai motori di funzionare finché almeno una porta rimane aperta; una volta disceso dalla vettura il manovratore chiude la porta dal comando esterno e volge le spalle al tram che, silenziosamente e lentamente, si avvia.
In quel momento nessuno fa caso a un tram che si aggira da solo, come un fantasma, lungo i binari all’interno del deposito; del resto, a quell’ora nella rimessa c’è un gran movimento: tram che rientrano, vetture che vengono trasferite da un binario all’altro per i consueti controlli e per le operazioni di pulizia.
Ovviamente, non essendoci nessuno a bordo per comandare gli scambi, il tram segue un percorso disegnato dal caso e così percorre tutto l’anello del deposito ed esce dalla rimessa per imboccare via Monginevro in direzione del centro. La velocità inizia ad aumentare, sia perché una volta superata l’inerzia dell’avvio anche solo la prima tacca del reostato è sufficiente a sostenere una pur modesta accelerazione, sia perché la via, tra il deposito e piazza Sabotino è leggermente in discesa, quasi impercettibile, solo del 6‰, ma abbastanza per un tram privo di manovratore.
Per fortuna a quell’ora le strade sono quasi deserte, per cui la vettura oltrepassa corso Trapani, via Isonzo, via Issiglio, via Caraglio, via Cumiana, corso Racconigi senza causare alcun incidente.
Nel frattempo qualcuno in deposito inizia a domandarsi dove sia finita la motrice 2742: dopo averla cercata nei vari binari di sosta, il dubbio che qualcosa d’impensabile sia avvenuto comincia a farsi strada tra gli sguardi allibiti dei tranvieri. A questo punto uno dei graduati prende il telefono e chiama il chiosco di piazza Sabotino per chiedere se hanno visto passare la bisarca. Purtroppo, quando il telefono squilla, la vettura è appena transitata lungo la piazza, anche qui, incredibilmente, passando incolume attraverso il sia pur modesto traffico di corso Peschiera. Gli agenti Atm del chiosco provano a rincorrere la vettura per sganciare l’asta dalla rete, ma ormai il tram procede a oltre 25 km/h, per cui ogni tentativo d’inseguimento a piedi è destinato al fallimento.
Oltrepassata la piazza, il tram prosegue lungo via Monginevro e all’incrocio con via Scalenghe investe, fortunatamente di striscio, una Fiat 600, a bordo della quale ci sono il dott. Capurso e la moglie. Lo spavento è grande, ma per fortuna i due coniugi non riportano alcuna ferita: rimangono però sconcertati dal comportamento di quel manovratore che, dopo averli investiti, non si è nemmeno fermato!
Un giovane automobilista, Nicola Cavadini, abitante in borgo Vittoria, sta rincasando in compagnia della moglie e assiste allo scontro. Anch’egli rimane allibito dall’incoscienza del manovratore e inizia a inseguire la vettura tranviaria per annotarsene il numero e denunciare all’Atm il comportamento criminale di un suo dipendente! Nel frattempo la vettura, dopo avere superato indenne corso Ferrucci, ha imboccato via Pier Carlo Boggio. Cavadini riesce, non senza difficoltà, a raggiungere e superare il tram solo quando questo sta svoltando in corso Vittorio Emanuele e qui si accorge con sgomento che alla guida non c’è nessuno.
Dopo un attimo di riflessione, il giovane decide di precedere la vettura per farle in qualche modo strada e così imbocca anch’egli il corso. Oltrepassato corso Duca degli Abruzzi, giunge nei pressi del monumento, all’incrocio con corso Galileo Ferraris, dove si accorge che un altro tram sta procedendo sugli stessi binari del tram fantasma: si stratta della vettura 3185 in servizio sulla linea 5.
Con prontezza di spirito supera anche questa vettura, si pone di traverso sui binari e, sceso dall’automobile, corre incontro al tram, facendo ampi gesti al manovratore, Vincenzo Trucco, il quale, per capire cosa stia accadendo, apre la porta anteriore; Cavadini irrompe sul mezzo gridando che sta sopraggiungendo un tram privo di manovratore. Dopo un momento di perplessità, durante il quale manovratore, bigliettaio e i sette passeggeri presenti sulla vettura si chiedono se questo giovane agitato abbia esagerato con l’alcool, il Trucco si rende conto che effettivamente un tram sta arrivando e grida ai passeggeri di balzare a terra.
Pochissimi istanti dopo che gli occupanti del tram si sono messi al sicuro, la 2742 tampona violentemente la 3195, facendole percorrere una decina di metri prima di fermarsi. Le vetture riportano danni rilevanti ma non irrimediabili: verranno entrambe riparate e rimesse in servizio.
Con un’inimmaginabile dose di fortuna, un tram gira incontrollato per la città, per un tragitto di oltre tre km, e al termine di questa corsa non c’è una sola persona che riporti anche solo un graffio in questa incredibile sera di fine estate del 1958.