INCIDENTI TRANVIARI NEL DOPOGUERRA
di Mauro Pellegrini
La rete tranviaria torinese subì gravi danni in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, sia alle vetture, sia agli impianti (binari e depositi). All’indomani della Liberazione, quindi, la situazione della rete di trasporti in città era piuttosto grave: molte linee, se non soppresse, erano limitate o deviate nel percorso, e la manutenzione delle vetture era assai carente. Questa situazione si protrasse per alcuni anni, e soltanto intorno al 1950 si può dire che fosse tornata quasi alla normalità. Per quanto riguarda l’estensione della rete e il numero di vetture in servizio, si raggiunse il record storico, se si eccettuano le tranvie extraurbane, che iniziarono rapidamente ad essere smantellate. Prima del boom economico, la stragrande maggioranza della popolazione utilizzava i tram per i propri spostamenti quotidiani, in quanto la motorizzazione di massa era ancora agli albori. In tale contesto, è facile capire come gli incidenti stradali in città coinvolgessero molto spesso le vetture tranviarie, vere padrone della strada. Dalle cronache del tempo, in particolare nel biennio 1949/50, emergono diversi episodi, fortunatamente non sempre con risvolti drammatici, ma alcuni piuttosto curiosi.
Il primo avvenne il 9 marzo 1949, quando un tram della linea 15 urtò nientemeno che un treno che usciva dalle Officine Grandi Motori, ed ebbe ovviamente la peggio. ‘La Stampa’ descrive così l’avvenimento: “Verso le 16.30 di ieri una vettura della quindicesima linea stava percorrendo a normale velocità corso Vercelli. Nelle vicinanze di una traversa del corso, e precisamente di via Carmagnola, c’è un grosso stabilimento; dal portone escono le rotaie della ferrovia che attraversano la strada e si dirigono verso lo scalo nord. […] Ora, proprio da quel portone stava uscendo ieri una colonna di carri merci, sospinta da una locomotiva. Alla testa della colonna era un ferroviere, il quale, visto avanzare la vettura tranviaria, si sbracciava in cenni e segnalazioni. Ora, vuoi che tali cenni fossero fatti confusamente, vuoi che il manovratore li abbia fraintesi, sta di fatto che il tram non rallentava la corsa e arrivava all’incrocio con i binari ferroviari proprio mentre il macchinista, credendo di avere via libera, aveva accelerato. Così l’urto era inevitabile. Il primo dei pesantissimi carri-merci arrivava sul fianco del tram, all’altezza del bigliettaio. I passeggeri si accorgevano, urlavano, il fattorino apriva le porte ma ormai era troppo tardi: il vagone investiva la vettura, la sfondava, la sbalzava addirittura dalle rotaie, in un fracasso orrendo di ferraglia e di vetri infranti cui si univano le grida di terrore dei passeggeri e le esclamazioni costernate dei passanti.” Per fortuna malgrado la violenza dello scontro non si ebbero a lamentare vittime, ma soltanto sei passeggeri feriti. La vettura tranviaria però fu distrutta pressoché totalmente.
La linea 15 era piuttosto sfortunata, in quanto il 12 gennaio 1950 fu protagonista di un altro incidente, stavolta contro una camionetta dei carabinieri, e a breve distanza dal precedente. Ecco uno stralcio dalla cronaca di ‘Stampa Sera’: “Il fatto è avvenuto esattamente alle 0.45, in corso Vercelli angolo piazza Crispi, ed è stato causato, a quanto pare, dalla fitta nebbia che in quel momento stagnava su tutta la zona. L’autocarro appartenente all’arma dei Carabinieri […] giungeva lungo corso Vigevano proveniente dalla stazione Dora, e svoltava in piazza Crispi per dirigersi verso il centro della città lungo corso Vercelli. Sull’autocarro erano venti carabinieri in servizio di perlustrazione notturna. In quello stesso istante giungeva lungo corso Vercelli, ugualmente diretta verso il centro di Torino, una vettura tranviaria della quindicesima linea, recante il numero 2535. […] A causa della scarsa visibilità i due veicoli non si scorsero che quando già si trovavano a brevissima distanza l’uno dall’altro; ogni manovra per evitare l’urto era ormai inutile. Tram e camion cozzarono in modo talmente violento che quest’ultimo compì un intero giro su se stesso.”
In questo caso fu il camion ad avere la peggio, e tutti i carabinieri che erano a bordo rimasero feriti, più o meno gravemente, mentre non si lamentarono che alcuni lievi contusi a bordo del tram, che subì soltanto lievi danni.
Il 3 giugno 1950 fu invece la tranvia Torino-Rivoli ad essere coinvolta in un incidente, stavolta causato da uno scambio difettoso, che causò il deragliamento e il conseguente rovesciamento di un vagone. L’episodio finì sulla prima pagina di ‘Stampa Sera’, che così descrisse gli avvenimenti: “Il convoglio era composto da una motrice e tre carrozze. Si presume che il numero di passeggeri salisse ad almeno quattrocento. […] Il convoglio era giunto alle ore 11.53 alla fermata che si trova nei pressi dello stabilimento dell’Aeronautica d’Italia. Ormai la stazione di arrivo era vicina, a pochi chilometri di distanza e a pochi minuti di percorso: tanto è vero che molti passeggeri, pur senza scendere dal vagone, avevano cominciato a farsi largo e a portarsi sui predellini per essere più pronti a balzare a terra quando il convoglio fosse nei pressi di piazza Statuto. È stata probabilmente questa circostanza fortunata a far sì che al momento in cui si verificò il drammatico incidente, molte persone potessero salvarsi lanciandosi tempestivamente al suolo. Alle 11.54 esatte, in perfetto orario, il convoglio ripartì. La sciagura avvenne subito dopo, quando il treno non aveva percorso che qualche decina di metri e quindi non aveva ancora acquistato eccessiva velocità. […] Subito dopo la fermata dell’Aeronautica d’Italia [n.d.r. corrente corso Francia 361] i binari si biforcano, e in quel punto si trova un congegno di scatto dello scambio, di quelli chiamati comunemente ad ‘ago’. La motrice superò questa biforcazione, ma subito dopo l’ago scattò da solo, azionando lo scambio stesso. […] Mentre la motrice proseguiva su un binario, la seconda vettura del convoglio e naturalmente le altre due, avanzavano su un altro che si stacca dal precedente. La carrozza deviata era quindi sottoposta a una trazione obliqua al suo asse, e questo fatto a poco a poco la fece inclinare verso il suolo, piegando poi fin quasi a toccare i binari.” Alla fine si contarono una quarantina di feriti, un bilancio piuttosto contenuto considerando il numero di passeggeri coinvolti.
L’incidente avvenuto la sera del 3 settembre 1950 causò invece tre feriti ma avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi vista la dinamica: un tram della linea 14 vuoto, fermo al capolinea di Ponte del Gatto, per un guasto ai freni andò giù per la discesa e terminò la sua corsa contro una casa di corso Moncalieri dopo aver urtato un’automobile. ’La Stampa’ il giorno 5 scriveva: “L’incidente è stato causato dallo scivolamento lungo via Sabaudia della vettura tranviaria n. 2018 ferma a Ponte del Gatto in attesa della partenza. Il manovratore e il bigliettaio, com’è risultato dalle prime indagini, avevano abbandonato la vettura temporaneamente come di solito avviene ai capolinea. […] Malauguratamente, per cause non ancora ufficialmente accertate, i freni della vettura si allentarono e la pesante carrozza prese l’abbrivio per la ripida discesa percorrendo oltre 400 metri, assolutamente priva di controllo, prima di deragliare e schiantarsi contro una casa.” I due dipendenti dell’ATM furono sospesi dal servizio, e per il manovratore fu un beffardo scherzo del destino, in quanto era ormai prossimo alla pensione. Questo è sola una parte dei numerosi incidenti avvenuti in quel periodo, e un cenno è d’obbligo alla nefasta giornata del 9 dicembre 1950, quando si contarono ben cinque incidenti tranviari, avvenuti in zone diverse della città e che coinvolsero tra le altre vetture delle linee 4, 7 e 14, e tra i feriti persino un vigile urbano.
Oggi il numero di tram è sensibilmente diminuito rispetto ad allora, e anche gli incidenti che coinvolgono vetture tranviarie sono molto meno frequenti, ma d’altra parte è aumentato in maniera esponenziale il numero di veicoli lungo le strade, e la maggior parte delle volte basterebbe un po’ più di prudenza e soprattutto meno distrazione alla guida per evitare spiacevoli conseguenze.