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"Hanno rubato un tram" è il film tranviario per eccellenza: è la storia del tranviere Mancini (interpretato da Aldo Fabrizi) che al culmine di una serie di eventi avversi finisce per giungere una notte al deposito dei tram e senza una chiara idea, ne ruba uno. Con il tram percorre i binari della città che dorme, raccogliendo i più disparati personaggi che animano la Bologna notturna. Benché sia stato girato poco più di 70 anni fa, nel 1954, il film è godibile anche ai giorni nostri.

Ma se dicessi che "Hanno rubato un tram" è la versione italiana di un film messicano del 1953, ci credereste?

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"La ilusión viaja en tranvía" è un film messicano diretto da Luis Buñuel nel 1953 che racconta la storia di Juan e Tobías, bigliettaio e manovratore del tram n° 133 di Città del Messico. Il film si ispira a un vero fatto di cronaca del tempo avvenuto a Melbourne (a dir la verità in quegli anni a Melbourne furti di tram avvennero con una certa frequenza!). In Italia viene doppiato esclusivamente per la televisione, non sarà mai proiettato al cinema.

Juan e Tobías sono il bigliettaio e il manovratore del tram n° 133 di Città del Messico. Amano il loro lavoro e la motrice che gestiscono. All'inizio del film si trovano in officina mentre sono riusciti a riparare la motrice prima del previsto. Contrariamente a quanto pensano, vengono rimproverati dal supervisore, il quale gli comunica che il tram n° 133 verrà ritirato dalla circolazione per far posto ai nuovi filobus. La notizia dell’imminente dismissione del “loro” tram è uno shock: i due affogano la delusione nell’alcol. Oramai ubriachi hanno la folle idea di tornare nel deposito per un ultimo giro sull’amata vettura 133. Da quel momento iniziano a girovagare per le vie della città, offrendo un passaggio alle persone più disparate, tra cui l'affascinante Lupe, la sorella di Tobías di cui Juan è innamorato (nella foto in alto i tre attori).


Quando però incrociano Pinillas, un ex dipendente in quiescenza della compagnia di trasporti, quest’ultimo segnala all’azienda l’accaduto senza però essere inizialmente creduto. Con zelo il pensionato non demorde e si reca di persona in deposito per denunciare il misfatto, ma quando finalmente un funzionario decide di verificare di persona, il tram n° 133 è tornato “miracolosamente” al suo posto. 
Non contento, Pinillas reitera le accuse a Juan e Tobías per la loro malefatta, ma questi, spalleggiati dall'amico custode, negano con sfrontatezza, sottolineando che un fatto così grave non sarebbe mai stato possibile in un'azienda come la loro... 
E così la fanno franca.


Pur essendo un film leggero, tocca profondamente temi sociali in modo quasi documentaristico, senza riscuotere successo al botteghino ma facendo il pieno di recensioni favorevoli, tanto da finire al 95° posto dei migliori film del cinema messicano. La storia esplora la classe operaia e i settori più poveri con una profondità che non si è quasi mai vista in altre commedie messicane ed è caratterizzata da umorismo bianco e momenti acuti, con una forte critica sociale che rimane attuale anche a 70 anni dalla sua uscita.

Un appunto va all'attrice Lilia Prado (1928-2006) definita "la Marilyn Monroe del Messico" per la sua bellezza e sensualità. Il suo desiderio di danzare e girare il mondo si scontra con il divieto del padre e per potersi permettere gli studi inizia a lavorare come centralinista. Qui viene notata nel 1946 e inizia la sua carriera di attrice. Parallelamente vince concorsi di bellezza e segue corsi di recitazione. Le sue gambe diventano talmente leggendarie che lei le assicura per 100.000 Pesos. Quando sbarca a Cannes nel 1952 per ritirare il premio della critica per il miglior film d'avanguardia (“Subida al cielo”) viene definita come "la donna più sensuale del cinema latinoamericano". Nonostante le sia stato più volte offerto di posare nuda, non ha mai accettato, preferendo "lasciare qualcosa all'immaginazione". Per quanto consapevole del potere che il suo fascino esercitava, le importava di più essere apprezzata come attrice.

È molto probabile che Mario Bonnard e Aldo Fabrizi abbiano tratto ispirazione un po' al medesimo fatto di cronaca ma anche alla trama del film di Buñuel, di pochi mesi antecedente: il plot è il medesimo con un protagonista che finisce in disgrazia, ruba il tram, gira la città ed entra in contatto con l'umanità che la popola e dopo varie peripezie la storia si conclude con il riscatto del protagonista e un finale positivo. 

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