Sala espositiva storica della tranvia
presso Stazione Sassi, piazza Gustavo Modena 6, 10132 Torino
Accessibile in orario di apertura della tranvia (vedi sito GTT)
Nella stazione Sassi della linea a cremagliera per Superga è presente una sala con una selezione di cimeli della collezione storica aziendale del GTT. Al centro dell'esposizione è presente il tram a cavalli n° 197 del 1880 mentre lungo il percorso di visita è possibile vedere alcuni cimeli e molte immagini della storia dei trasporti a Torino.
Lo spazio, nato nel 2003 e riallestito con la collaborazione di ATTS nell'estate/autunno 2021, offre un percorso che si articola in aree tematiche:
- I veicoli
- La rete aerea di alimentazione
- L'evoluzione delle linee
- Attrezzature di un tempo
- Biglietti e linee
- Binari e scambi
Sette totem raccontano altrettanti aspetti della storia del trasporto a Torino, ciascuno con cinque immagini significative
- I tram a cavalli
- Evoluzione del tram
- Gli anni dieci
- Il tram va alla guerra
- Gli anni d'oro
- Il lavoro in ATM
- Autobus e filobus
Sono poi esposte 4 immagini della linea Sassi-Superga e altre fotografie si trovano nella Sala Martiny, dove ATTS ha tenuto per molti anni i suoi ritrovi il lunedì sera. La Sala Martiny attualmente non fa parte del percorso espositivo.
Nella sala, oltre al già citato tram a cavalli, sono presenti un plastico della stazione Sassi ambientato negli anni Novanta, una sala montata tranviaria e altri oggetti di grandi dimensioni.
La grande novità è la possibilità di fruire della collezione in ogni momento grazie ad ATTS che si è occupata di catalogare ogni reperto e renderlo disponibile online: ogni immagine qui sotto rimanda ad un oggetto esposto, e ciascun oggetto nel museo è dotato di un qr code direttamente collegato al sito web di ATTS. In tutto il museo sono presenti 130 cimeli, 1 plastico, 1 carrozza tranviaria, 2 poster, 4 cartine e 39 immagini d'epoca.
Leva in ferro per lo spostamento manuale delle lingue dello scambio, 1980
Collezione GTT
Capostazione (o graduato) ripreso nel piazzale della stazione Sassi con alle spalle la funicolare, negli anni Venti. Da notare, sulla destra, il diverso concetto di "sicurezza": una scala in legno non sufficientemente lunga da raggiungere il tetto della stazione è stata "allungata" posizionandola sopra una tavola poggiata su due cavalletti.
Locomotore Agudio numero 1 della funicolare per Superga con agganciati due vagoni, uno aperto grande e uno chiuso piccolo: il primo è tutt'ora in servizio mentre il secondo è stato trasformato in un carro di servizio. Immagine di fine Ottocento.
Motrice D3 ripresa a Pian Gambino negli anni Trenta, nei primi tempi di servizio della linea a cremagliera. Si nota ancora sulla destra uno dei piloni utilizzati dalle pulegge della fune traente dell'impianto precedente.
Motrice a cremagliera della nuova Sassi-Superga ripresa negli anni Trenta durante i primi anni di esercizio. La foto è stata scattata poco oltre la stazione Sassi che si intravede ancora sullo sfondo.
Interno tram
SospesoInterno di una vettura SAEAI serie 1-90, fine Ottocento. Benché vi sia la scritta "CIMITERO" (destinazione della linea) i passeggeri si stanno coprendo il naso per le cattive esalazioni delle prime rudimentali batterie durante i test della marcia ad accumulatori. Il tram è già una vettura elettrica ma è ancora praticamente identica alle carrozze a cavalli. L'abbigliamento ci fa capire che i passeggeri erano tutti benestanti: ai primordi, il nuovo mezzo di trasporto era accessibile solo alle fasce più ricche della popolazione e l'accesso a bordo era consentito solo con abbigliamento adeguato. Solo in estate e sulle prime corse era ammesso non indossare la giacca, ma portarla sotto braccio!
Piazza Castello
SospesoTram a cavalli ripreso in piazza Castello sulla linea del ponte Isabella: questa immagine ha ispirato i restauri della carrozza del 1880 che si trova esposta qui nel museo a Sassi. La prima linea tranviaria di Torino collegava piazza Castello con la Barriera di Nizza, l'odierna piazza Carducci. A fianco di Palazzo Madama, dove sorgono oggigiorno le fermate del tram, al tempo accoglieva i capolinea di tutte le linee che da qui partivano: il fulcro della rete di tram a cavalli era proprio piazza Castello.
Per approfondire si consiglia la lettura del libro "La carrozza di tutti" di Edmondo De Amicis, riedito da Atts.
Piazza Gran Madre
SospesoTram a cavalli della linea del Martinetto ripresi al capolinea di piazza Gran Madre di Dio. I tram sono carrozze completamente aperte e utilizzate durante i mesi estivi. Al capolinea il tranviere si occupava di staccare i cavalli da un lato per riattaccarli nella parte opposta: non era il tram a girarsi ma erano i cavalli a spostarsi. Oggi si direbbe che la vettura è bidirezionale.
Per approfondire si consiglia la lettura del libro "La carrozza di tutti" di Edmondo De Amicis, riedito da Atts.
Piazza San Carlo
SospesoTram a cavalli della linea di corso Vinzaglio diretti verso Porta Nuova e ripresi in piazza San Carlo. Al tempo non esisteva nessun Codice della Strada e gli incidenti erano molto frequenti; il tram, vincolato dai binari, permetteva di prevedere dove sarebbe passato e ciò fu subito ben accolto da tutti. La marcia era generalmente a sinistra (come oggi nel Regno Unito, ma ogni città aveva le sue regole) e verrà normata a destra in tutta Italia solo con il primo Codice della Strada entrato in vigore nel gennaio 1929.
Per approfondire si consiglia la lettura del libro "La carrozza di tutti" di Edmondo De Amicis, riedito da Atts.
Piazza Statuto
SospesoVettura a cavalli estiva, completamente aperta (detta anche "giardiniera") ripresa in piazza Statuto di fronte al monumento dedicato al traforo del Frejus. Un grande vantaggio del tram a cavalli era la marcia sui binari: il confort generato dal contatto ferro su ferro, quello tra ruota e rotaia, garantiva una marcia priva di sobbalzi e senza il sollevamento di troppe polveri; al tempo infatti le strade erano o lastricate o in terra battuta e le irregolarità erano molto comuni. Sommando questo a ruote rigide e con sospensioni primitive, è facilmente immaginabile come il viaggio su una carrozza non fosse esente da infiniti sobbalzi. Il tram risolse questi problemi e si può capire come mai all'inizio fosse un mezzo élitario, che solo le fasce ricche della popolazione si potevano permettere.
Per approfondire si consiglia la lettura del libro "La carrozza di tutti" di Edmondo De Amicis, riedito da Atts.
Primo tram elettrico
SospesoMotrice SAEAI parte della dotazione originaria con cui la Società Anonima Elettricità Alta Italia (concessionaria italiana della Siemens) iniziò servizio nel 1898. Il tram è costruito su licenza MAN con componenti elettriche Schuckert, è lungo poco più di 7 metri ed è dotato di 4 grandi finestrini laterali dalla parte superiore arcuata. La foto risale al 1900 ed è ambientata sulla linea del cavalcavia, antesignana della prima linea 1 circolare. Da una analisi più attenta si evince che l'immagine è una enfatizzazione realizzata con il tram fermo all'interno di un deposito: i lunghi tempi di esposizione non avrebbero mai permesso di cogliere una simile scena in movimento.
Per approfondire si consiglia la lettura del libro "Torino in circolare", edito da Atts.
Tram serie 101-150
SospesoMotrice serie 101-150 costruita a Torino nel 1911 dalle officine Diatto ed entrata in servizio per il potenziamento della rete studiato per i festeggiamenti del cinquantenario dell’Unità d’Italia; circolerà per decenni, anche trainando rimorchi. Durante la Seconda guerra mondiale, 12 motrici della serie vengono requisite e portate a Monaco di Baviera, dove prestano servizio per il trasporto delle merci, compito che alcune unità svolgono anche a Torino negli stessi anni. Negli anni post bellici, le vetture superstiti sono gradualmente ritirate o trasformate in tram di servizio. Una motrice di questa serie, la 116, viene invece restaurata nel 1976 dall'Officina centrale Atm, che la riporta allo stato degli anni '20 e la destina a servizi speciali. La vettura è oggi il tram circolante più anziano dell'intero parco storico torinese.
Per approfondire si consiglia la lettura del libretto "Atm 116" edito da Atts.
Tram serie 151-230
SospesoMotrice numero 200 facente parte della serie 151-230, costruita nel 1911 su truck MAN e carrozzeria SNOS, entrò in servizio per il potenziamento della rete studiato per i festeggiamenti del cinquantenario dell’Unità d’Italia; alcune vetture negli anni Venti saranno modificate e alcune anche dotate di porte pneumatiche, ma altre verranno cedute alla Satti per i servizi intercomunali. Verranno quasi tutte demolite nel 1935 per recuperare il truck e le componenti elettriche da riutilizzare nella realizzazione dei tram serie 626-685 che a loro volta saranno reimpiegati per la realizzazione dei tram serie 2700 nel 1958-59.
Prototipo porta pneumatica
SospesoUna delle tre vetture serie 151-230 modificate con l'installazione della porta pneumatica a libro e della pedana per la sua apertura automatica dall'interno. Questi tram erano nati in origine con dei cancelletti mobili ma l'Atm ne modificò tre per testare la nuova tecnologia. Il sistema della pedana resterà in uso fino alla fine degli anni Settanta e sparirà con l'eliminazione del bigliettaio da bordo. Il funzionamento era semplice: alle fermate il manovratore dava il consenso all'apertura della porta ma solo se qualcuno premeva la pedana, questa si apriva giusto il tempo necessario per scendere e poi si richiudeva per impedire la salita impropria (che doveva avvenire davanti). Qui si vede un bambino azionare la pedana, ma spesso proprio i bambini erano troppo leggeri tanto che non riuscivano a far chiudere i contatti per azionare la porta.
Tram serie 2011-2065
SospesoNel 1930 l'Atm realizza in proprio i suoi ultimi tram: si tratta delle vetture serie 2011-2063 (a cui saranno aggiunti i due prototipi del 1929, la 2001 e la 2002 poi rinumerate 2064 e 2065), le uniche “Peter Witt” a due assi mai costruite. “Peter Witt” è il termine con cui si identifica nell’uso corrente un tram risalente al periodo tra le due guerre mondiali, dotato di una postazione fissa per il bigliettaio situata in prossimità della porta di discesa a metà vettura: una grande innovazione in un periodo in cui in molti altri paesi era ancora in vigore il vecchio sistema del “bigliettaio itinerante”. Sono passate alla storia come “ballerine” perché erano dotate di un truck a passo lungo che, data la notevole lunghezza della cassa (quasi 9 metri e mezzo), non favoriva né la stabilità né il confort di marcia. Saranno le ultime vetture a due assi per l'Atm, le successive serie saranno tutte dotate di più assi e carrelli. Un esemplare fu portato in esposizione nel giugno 1930 all’Esposizione Internazionale delle Comunicazioni nella città polacca di Poznan.
Per approfondire si consiglia il libro "Peter Witt da Cleveland a Torino" edito da Atts.
Porta Palazzo
SospesoPanoramica di corso Regina Margherita all'altezza del mercato di Porta Palazzo a fine anni Dieci. Sulla sinistra si intravede la tettoia dell'orologio, unica costruzione industriale in stile Liberty di Torino (1916). I tram sulla sinistra sono della rete Atm, a destra della Belga. Le due reti viaggiavano parallele e non convidividevano nessun binario, per questo motivo in alcuni nodi della città vi erano molteplici fasci di rotaie.
Giardini Reali
SospesoTram ex Belga acquisito dall'Atm con l'unificazione e municipalizzazione delle aziende di trasporto, ripreso sulla linea 18 nel viale dei Giardini Reali, aperto al transito nel 1923 con la creazione del passaggio porticato nel palazzo della Prefettura in piazza Castello.
Corso Dante
SospesoAnni Dieci, fila di tram in attesa dell'uscita degli operai dallo stabilimento FIAT di corso Dante: si notano accodate varie vetture serie 101-150 e 151-230, tutte costruite nel 1911.
Porta Nuova
SospesoScorcio di vita ripresa di fronte alla stazione Porta Nuova, guardando da est (via Nizza). Si possono notare varie vetture ferme davanti ai Giardini Sambuy e una vettura di linea 15 con rimorchio che si appresta a percorrere piazza Carlo Felice.
Fiat Lingotto
SospesoVetture tranviarie riprese in via Nizza di fronte alla Fiat Lingotto a fine anni Venti: al tempo via Nizza era a doppio senso di marcia. La fabbrica fu costruita a partire dal 1916 e fu aperta nel 1923 restando attiva (salvo qualche breve pausa) fino al 1980.
Trasporto feriti
SospesoConvoglio trasporto feriti prima guerra mondiale. Questa immagine è stata realizzata nel cortile della caserma Montegrappa dove arrivava (dal lato di corso Montelungo) uno speciale raccordo posato per permettere il trasferimento dei feriti di guerra dalle stazioni ferroviarie fino agli ospedali militari. I tram modificati sono rimorchi realizzati dal declassamento dei vecchi tram Saeai serie 1-90 e vengono trainati da motrici a due assi serie 101-150. Entrambi i tram, nelle loro condizioni originali, sono visibili in due immagini presenti nella raccolta "Evoluzione del tram".
Trasporto munizioni
SospesoTram spazzaneve per trasporto proiettili prima guerra mondiale. L'ATM partecipa allo sforzo bellico con la stipula di una convenzione (7 aprile 1916) con la Società Anonima Proiettili per l'effettuazione di un servizio speciale tranviario continuativo di trasporto proiettili, per le loro successive lavorazioni, tra due stabilimenti siti in Via Caserta e Corso Stupinigi. Per tale compito vengono impiegati i tram spazzaneve, un esemplare dei quali è ancora esistente, sito presso il comune di Fontanetto Po.
Lavoro femminile
SospesoDonne bigliettaio durante prima guerra mondiale. L'entrata in guerra dell'Italia nel 1915 ha effetti via via più consistenti sul normale andamento dell'Atm. Così il 19 maggio 1916 la Commissione Amministratrice deliberava "l'assunzione di manodopera femminile per la distribuzione di biglietti sulle vetture, aggravandosi ognor più le difficoltà di reclutamento di fattorini". La Commissione raccomanda anche che "possibilmente siano da favorirsi le mogli di richiamati e le donne prive di aiuto". Appena finito il conflitto, le donne furono tutte licenziate tra il 1919 ed il 1920 e dovettero aspettare una seconda guerra per poter tornare sui tram come lavoratrici. Infatti ripresero servizio il 10 giugno 1940 e vi fu un unico gruppo di 19 bigliettaie, che riuscì a lavorare fino al 1948.
Sul tema del lavoro femminile, si consiglia la lettura dello speciale sul lavoro femminile in ambito tranviario.
Oscuramento
SospesoTram con bande bianche per l'oscuramento. Gli oscuramenti regolamentati furono imposti con l'entrata in guerra il 10 giugno 1940: ciò richiese che tutte le finestre e le porte fossero ricoperte di notte con materiale adatto, come tendaggi pesanti, cartone o vernice, per evitare la fuga di qualsiasi barlume di luce che avesse potuto aiutare gli aerei nemici. Luci esterne, come lampioni ed insegne, furono spente o ne fu diminuita l'intensità, o furono schermati deviando la luce verso il basso. Le luci essenziali, quali i semafori e i fari dei veicoli furono dotate di coperture scanalate per deviare verso il basso il loro fascio. Per sopperire alla scarsa visibilità, tutti i veicoli vennero dipinti di bianco in prossimità di parafanghi e paraurti, anche se tale precauzione non permise di evitare incidenti dovuti alla scarsa illuminazione.
Per approfondire si consiglia il libro "Il tram va alla guerra" edito da Atts.
Bombardamenti
SospesoBinari divelti dalle bombe. Per la sua importanza come centro industriale, sede della FIAT e di numerosi altri stabilimenti attivi nella produzione bellica (tra cui le Officine RIV, la Lancia, la Snia Viscosa), Torino subì oltre cento bombardamenti aerei da parte degli Alleati nel corso della seconda guerra mondiale; il capoluogo piemontese risultò tra le città più bombardate dell’Italia settentrionale, con danni a circa il 40% del tessuto urbano ed oltre duemila vittime tra la popolazione civile.
Per approfondire si consiglia il libro "Il tram va alla guerra" edito da Atts.
Corso Settembrini anni Cinquanta: si vedono vari tram in servizio sulla linea 1 e -dietro- anche una vettura della linea 28 navetta. I tram stanno aspettando l'uscita degli operai dallo stabilimento Fiat Mirafiori.
Immagine ripresa negli anni Trenta in via XX Settembre, che al tempo era percorsa a doppio senso tranviario. Solo il 15 giugno 1951 la via diventerà definitivamente a senso unico e i tram diretti verso Porta Nuova verranno spostati su via Arsenale (un tentativo era stato fatto già nel 1934-38 senza però successo). I binari saranno quindi stati rimossi negli anni successivi, anche se non completamente poiché alcuni tratti resteranno sepolti fino al 2021 quando altri lavori li porteranno alla luce. Uno di questi reperti è visibile nella teca dedicata a "binari e scambi".
La linea 41 collegava Porta Nuova con la palazzina di caccia di Stupinigi. Qui nell'immagine si vede il tratto finale della linea che a sud di piazzale Caio Mario era gestita a binario unico. Alcuni libri parlano di una gestione ad accumulatori per il tratto finale ma nessun documento aziendale né le cronache cittadine confermano tale ipotesi.
Per approfondire la storia della linea 41 si consiglia il libro "Peter Witt da Cleveland a Torino" edito da Atts.
Traffico molto caotico di fronte alla stazione Porta Nuova con tram monocassa serie 3100 ripresi in fermata e una vettura articolata serie 2700 ferma al capolinea della linea 6. In piazza i binari che girano attorno ai giardini Sambuy sono collegati e attivi anche se vicini al loro pensionamento. Si invita a fare un confronto con una analoga inquadratura ripresa negli anni Dieci.
Anni Sessanta, vista del viale I Maggio e della parte bassa dei Giardini Reali. I tram fotografati sono entrambi moderne vetture serie 3100 in servizio sulla linea 12 che collegava al tempo via Frejus con il cimitero Monumentale passando attraverso i Giardini Reali. Confrontate questa immagine con una vista simile ripresa negli anni Dieci.
Una motrice serie 2100 e una motrice serie 2500 fanno da sfondo a questa parte dell'officina che si occupa dei carrelli dei tram. Siamo negli anni Trenta e in primo piano sono pronte moderne sale montate in cui è ben visibile l'ingranaggio della trasmissione che si incerniera sul pignone dell'albero motore. Le ruote non sono più quelle d'un tempo a raggi, ma di un modello più recente.
Una vista di una sala personale ripresa tra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta: si possono notare le bacheche contenenti gli avvisi al personale oltre a tranvieri e bigliettai ritratti in un momento di pausa. Tutt'oggi nei depositi vi sono delle sale a disposizione del personale dove potersi svagare in attesa dell'inizio del proprio turno.
La foto anni Trenta ritrae l'ufficio preparazione delle dotazioni dei bigliettai. Tranvieri e bigliettai formavano squadre fisse e se il primo si dedicava alla conduzione del tram, il secondo aveva il compito di provvedere all'esazione dei soldi per i biglietti. Ogni bigliettaio, chiamato anche "fattorino" o "bigliettario", disponeva di una borsa contenente le mazzette dei biglietti, un fondo cassa per i resti oltre alla pinza per vidimare i titoli di viaggio.
Ci troviamo in via della Consolata angolo corso Regina Margherita, intorno agli anni Trenta. Sullo sfondo si vede il Cottolengo mentre in primo piano vi è il cantiere di rinnovo dei binari. Il lavoro è prevalentemente manuale, gli attrezzi sono pochi: sulla sinistra, vicino allo scambio, si intravede una binda usata per sollevare le pesanti rotaie di metallo. Un esemplare di binda, conservato nel museo, è visibile nel percorso di visita.
Vista interna dell'officina di costruzione dei binari del tram situata a fianco del deposito San Paolo e denominata ancora da molti "DMI" (divisione materiale infrastrutture). Questa officina, tutt'ora esistente benché naturalmente modernizzata, costruisce curve, incroci e scambi. L'immagine è databile tra gli anni Trenta e Cinquanta.
Il primo autobus in forza all'Atm di Torino: il Lancia Eptajota carrozzato Garavini. L'Atm ne acquistò 10 per la prima linea automobilistica della città inaugurata nel 1929: la linea 52 che collegava il Ponte del Gatto (in via Sabaudia) con Cavoretto. Nell'immagine però si vedono due esemplari in sosta di fronte alla stazione Porta Nuova probabilmente per qualche servizio speciale. Questi autobus resteranno in servizio senza particolare gloria fino alla guerra quando il comando tedesco ne requisirà l'ultimo esemplare ancora in funzione. Di esso sparirà ogni traccia.
Autobus Fiat 413 con motore a 6 cilindri e 177cv di potenza massima. Ha cambio semiautomatico con comando elettro-pneumatico e frizione comandata automaticamente ma con convertitore idraulico che rende la partenza dolce come un autobus moderno. Ha tre assi, di cui i due posteriori sono motori. Studiati da Viberti con telaio Monotral appositamente per prestare servizio per i festeggiamenti del centenario dell'Unità d'Italia, furono costruiti in soli 12 esemplari che alla chiusura dei festeggiamenti vennero spostati sul servizio di linea rimanendo per quasi tutta la loro esistenza sulla linea 64 (la foto lo ritrae in prossimità del capolinea in piazza Castello). Erano estremamente avveniristici per l'epoca adottando soluzioni moderne in uso ancora oggi: pianale ribassato e senza gradini interni (esclusi ovviamente quelli per salire al secondo piano), sospensioni pneumatiche, motore e trasmissione laterale che lasciavano l'ambiente passeggeri libero dall'ingombro degli organi meccanici. Di tutti gli esemplari costruiti una sola vettura è sopravvissuta ed è comproprietà dell'Associazione Torinese Tram Storici e del Gruppo Torinese Trasporti. Si tratta del primo e unico autobus storico italiano a poter effettuare regolare servizio di linea.
Per approfondire la storia dell'autobus a due piani si consiglia il libro "Due piani su Torino" edito da Atts.
Negli anni Settanta, dopo lo shock della crisi energetica e con le città in forte espansione, serve un autobus che possa offrire confort, capienza e velocità: la Fiat acquisisce dalla Lancia il progetto del Lancia Esagamma e lo evolve nel modello 421 che a Torino arriverà a contare circa 800 esemplari nel parco Atm. Quello in fotografia è uno dei primi ripreso in piazza San Carlo per le foto ufficiali di rito. La colorazione rosso-crema distinguerà i veicoli dotati di emettitrice a bordo da quelli verdi dotati di bigliettaio. Questo modello di autobus circolerà fino ai primi anni Duemila.
Per approfondire la storia dell'autobus a due piani si consiglia il libro "Fiat 421 un leone tra gli autobus" edito da Lola Comunicazione.